A Roma una città intera aspettava di ascoltare risuonare dopo quattro anni quella musichetta della Champions League. E i giocatori, al fischio d’inizio, si sono mangiati campo ed avversari. Quattro gol in trenta minuti, Cska Mosca annichilito con il 5-1 finale, primato del girone conquistato. Tutto in perfetto stile Rudi Garcia. Corsa e fantasia, cambi di fronte, tagli in diagonale, sovrapposizione dei terzini: per almeno un’ora la Roma è uno spettacolo. E poi i tre davanti, semplicemente incontenibili. La soluzione con Totti “falso nueve” e Gervinho e Iturbe (un gol e due assist)pronti a schizzare negli spazi, è chiaramente la preferita da Garcia: anche a quasi 38 anni il numero 10 resta un faro illuminante per tutta la squadra, mentre l’ivoriano è sempre più immarcabile (e ora ha cominciato anche a fare gol: due stasera). Il risultato è un attacco atomico, complice la difesa russa che fa ancora peggio di quanto già visto agli ultimi Mondiali di Brasile 2014. I protagonisti in negativo sono gli stessi: Ignashevich e Berezutski centrali distratti e pachidermici, Akinfeev portiere “saponetta” neanche lontano parente di quello che solo qualche anno fa passava per essere uno dei migliori numeri uno del continente.
Tutti le reti giallorosse sono una gioia per gli occhi, quanto a movimenti e rapidità di esecuzione: ma su tutte l’opposizione è praticamente nulla, sulla terza l’estremo difensore russo quasi se la butta dentro da solo, la quinta è proprio un autogol di Ignashevich. Una “combo” micidiale, che chiude la partita dopo nemmeno un tempo. Succede poco altro, dopo quattro gol e una lezione di calcio a una squadra nettamente inferiore per capacità tecniche e tattiche. Sul 5-0 (quarto gol di Maicon, quinto autorete russa) la Roma si rilassa e concede qualche occasione al Cska: due traverse (sulla seconda probabilmente la palla era entrata), nel finale anche il gol di Musa, il primo incassato dai giallorossi in questa stagione. Fisiologico. Semmai qualche perplessità resta per il clamoroso contropiede regalato a Doumbia sul 2-0, che fa un po’ riflettere sulla tenuta della retroguardia senza Benatia (e sulla concentrazione difensiva di Maicon); certi errori in altre partite potrebbero costare caro. La ripresa serve a rifiatare in vista del campionato che già incombe, fare due calcoli sui risultati che arrivano da Monaco (dove il Bayern supera in extremis il Manchester City), festeggiare un ritorno alla grande nell’Europa dei grandi.
Le uniche note stonate sono gli infortuni di Iturbe (uscito al 25’ per un problema muscolare) e di Astori (distorsione al ginocchio), entrambi da valutare. E il gol non arrivato di Totti, che insegue il record di marcatore più anziano di sempre della Champions (solo questione di tempo, comunque: avrà almeno altre cinque partite per riprovarci). La vera macchia è fuori dal campo: prima del match, alle porte dello stadio, un tifoso russo è stato accoltellato al braccio e all’addome a seguito di alcuni tafferugli con i supporter giallorossi; portato d’urgenza al Policlinico Gemelli, non sarebbe comunque in pericolo di vita. Un altro tifoso ospite è rimasto ferito alla testa, probabilmente da una bottigliata. Poi a metà della ripresa gli scontri si sono trasferiti sugli spalti, con i lanci di fumogeni da parte dei russi che, prima dell’arrivo della polizia, hanno preso per un attimo il sopravvento sugli steward. E così la tradizione negativa dell’Olimpico continua a rinnovarsi. Ma, almeno sul piano sportivo, la serata è da sogno. Era la partita più facile delle sei del girone (al ritorno a Mosca, ad esempio, sarà un’altra storia). La Roma ha fatto solo il suo dovere, perché non vincere oggi avrebbe significato dire addio ad ogni chance di qualificazione. Ma il debutto migliore non poteva essere, Bayern Monaco e Manchester City sono avvisate.